Wunderkammern di Roma, dal 2 dicembre la mostra “Long live the revolution”




Tomaso Binga, Paolo Buggiani, Richard Hambleton, Keith Haring e Ken Hiratsuka sono gli artisti protagonisti dell'esposizione della sede romana della galleria


ROMA - Con la mostra dal titolo “Long live the revolution”, la galleria Wunderkammern di Roma conclude la programmazione 2017. Il filo conduttore della mostra è la ribellione, intesa come sovvertimento di un ordine statico, ed è questo tema il motore del lavoro di tutti gli artisti protagonisti dell'esposizione.
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Art revolution è il motto di Paolo Buggiani. Per l’artista toscano, infatti, la rivoluzione è un atto necessario per cambiare una situazione stagnante, è un gesto dirompente che ha come scopo quello di portare progresso. Le opere esposte in “Long live the revolution” sono connesse tra di loro da uno schema che si ripete con modalità differenti: sono pensate per stupire lo spettatore, sorprenderlo per catturarne l’attenzione fino a condurlo alla riflessione e, in maniera auspicabile, a una sentita e profonda consapevolezza della necessità di un cambiamento.



Long live the revolution
sabato 2 dicembre, 18.30 – 21.30
Wunderkammern, Via Gabrio Serbelloni 124, Roma


All'asta l'ultimo quadro dipinto da Winston Churchill.




Il 21 novembre Sotheby's batterà l'ultima opera realizzata dall'ex primo ministro inglese: farà parte della collezione "Modern and Post-War British Art".
Prezzo di partenza compreso tra le 50.000 e le 80.000 sterline.

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L’infinito genio poliedrico di Pablo Picasso a Genova, la mostra e le immagini




Dopo Picasso sulla spiaggia alla Guggenheim di Venezia, seconda tappa italiana del ciclo Picasso Mediterranée, in collaborazione con il Museé Picasso di Parigi. A cura di Colline Zellal, prodotta dalla Fondazione di Palazzo Ducale in collaborazione con MondoMostre Skira. Fino al 6 maggio 2018.


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Genova. C’è un prima e un dopo Picasso

   Nessuno come lui è riuscito a liberarsi dall’ossessione dello stile per raggiungere una bellezza complessa, dolorosa, suggestiva, ironica. Pablo Picasso (1881-1973) è stato colui che nell’arte ha portata una passione mai vista prima, intridendo di se stesso ogni sua opera. La mostra PicassoCapolavori dal Museo Picasso di Parigi, racconta questo rapporto viscerale con la pittura, attraverso circa cinquanta opere dalle quali l’artista non volle mai separarsi, e che costituirono la sua collezione privata. Dagli anni del Bateau-Lavoir alla Costa Azzurra, dal Cubismo al naif, dalle tensioni della guerra alla solarità degli anni Cinquanta e Sessanta. Palazzo Ducale ospita una mostra non ovvia, che presenta il lato più profondo di Picasso, andando oltre le sperimentazioni cubiste del primo Novecento, e ampliando con un continuo confronto tra opere ed epoche, dagli esordi nel Cubismo alle celeberrime Bagnanti, dalle tragiche tele degli anni Quaranta alle riletture dell’Impressionismo e il naif degli ultimi anni.

Picasso attraversò anche il tragico decennio che va dalla metà degli anni Trenta alla metà degli anni Quaranta, iniziato con la guerra civile spagnola e proseguito con il massacro della Seconda Guerra Mondiale; avvenimenti cui Picasso non rimase emotivamente estraneo, al contrario ne risentì profondamente, e questo travaglio interiore è percepibile nella nuova fase pittorica che lo caratterizzò in quegli anni. Grandi tele dalla cromie scure, atmosfere sospese e inquietanti, dove il Cubismo assume tinte sardoniche, dolorosamente surreali. Alla stregua di Cesare Pavese, che cercava scampo alla violenza della guerra tuffandosi nella rilettura del Mito, Picasso reagisce con una pittura viscerale, specchio della sua sofferenza morale. E se i colori sgargianti di Café a Royan (1940) sembrano a prima vista tracciare una scena urbana serena, in realtà le finestre dipinte di blu rimandano alla tecnica utilizzata dai cittadini per evitare che, nelle ore di oscuramento imposto dagli occupanti nazisti, filtrasse all’esterno delle abitazioni il minimo indizio di luce.


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.... dopo di lui, l’arte si sentì provata, spossata, 
e non è più riuscita (sino ad ora) a raggiungere le altezze toccate con lui.




Tiziano. Sacra conversazione 1520




Mostra Palazzo Marino - Milano -

Giunto alla sua decima edizione,  il tradizionale appuntamento natalizio con l’arte di Palazzo Marino torna in Sala Alessi con un capolavoro di Tiziano, la maestosa pala d’altare “Sacra conversazione 1520 (Pala Gozzi)” proveniente dalla Pinacoteca Civica "Francesco Podesti" di Ancona, che sarà visitabile, come sempre con ingresso libero, dal 5 dicembre al 14 gennaio 2018.

Insieme all'indiscussa importanza storico-artistica del dipinto di Tiziano, la scelta del Comune testimonia la vicinanza di Milano alla città di Ancona, che svolge un ruolo fondamentale come centro di raccolta e riparo di numerose opere d’arte, tra cui molti capolavori, provenienti dai territori marchigiani colpiti dal terremoto, e il costante impegno della nostra città a favore di un territorio in difficoltà.

Grazie ad un importante progetto allestitivo curato dall’architetto Corrado Anselmi, i visitatori potranno straordinariamente osservare non solo il capolavoro di Tiziano ma anche il retro della tavola, dove sono presenti alcuni schizzi a matita, in parte ombreggiati a pennello, realizzati dallo stesso Tiziano e raffiguranti varie teste, una delle quali potrebbe essere il bozzetto per il Bambino in una prima stesura del dipinto. La possibilità di ammirare anche il retro della grande pala d’altare (olio su tavola, 312 x 215 cm) consentirà di scoprire come venivano realizzate nel Cinquecento queste opere che tanta importanza e diffusione hanno avuto nella storia dell'arte del nostro Paese.

Dipinta nel 1520 dall’allora trentenne Tiziano per il mercante di Dubrovnik Luigi Gozzi, e destinata all’altare principale della chiesa di San Francesco ad Alto ad Ancona, la "Sacra Conversazione" è il primo dipinto firmato e datato di Tiziano a noi noto: in un cartiglio in basso si legge infatti ALOYXIUS GOTIUS RAGOSINUS / FECIT FIERI / MDXX / TITIANUS CADORINUS PINSIT.

La tavola è una tappa decisiva nell’affermarsi di una nuova forma di pala d’altare, svincolata dagli schemi architettonici e prospettici del Quattrocento. Una rivoluzione che era stata intuita da Leonardo con la Vergine delle Rocce, proseguita da Raffaello, ma interpretata da Tiziano con uno spirito aperto alla natura. 

L’opera appartiene al tradizionale genere iconografico della pala d’altare definita ‘Sacra Conversazione’: la Madonna con il Bambino appare improvvisamente in un cielo di nuvole in vibrante movimento, infuocato dalla luce magica del tramonto; in basso contemplano sbigottiti la visione San Francesco, a cui era dedicata la chiesa che ospitava la pala, e San Biagio protettore della città dalmata, che indica al committente inginocchiato l’apparizione celeste. Immerso in una calda luce reale, un paesaggio irripetibile, dove spiccano in primo piano le relazioni visive tra i personaggi: ognuno guarda qualcuno  sino ad arrivare al Bambin Gesù che a sua volta punta lo sguardo sull’esterno, sullo spettatore, chiamato così ad essere parte attiva dell’opera stessa. Sullo sfondo della rappresentazione, ben visibile, il bacino di San Marco con il Palazzo Ducale e il suo noto campanile.
Un dipinto grandioso che unisce Venezia, Ancona e Dubrovnik: Tiziano sembra suggerire un’alleanza tra i tre più importanti porti dell’Adriatico, sullo sfondo delle turbolenze politiche sul suolo italiano e dell’espansionismo ottomano. 

Grazie ad un importante progetto allestitivo curato dall’architetto Corrado Anselmi, i visitatori potranno osservare anche il retro della tavola dove sono presenti alcuni schizzi a matita, in parte ombreggiati a pennello, realizzati dallo stesso Tiziano e raffiguranti varie teste, una delle quali potrebbe essere il bozzetto per il Bambino in una prima stesura del dipinto. 

A valorizzare ancor di più il capolavoro, l’impianto illuminotecnico a cura dell’architetto Francesco Murano, che utilizzerà la tecnica della luce miscelata,  ottenuta componendo luci calde e fredde, e favorirà una visione particolarmente brillante dei colori con i faretti Luum della Lumen Center Italia. 

Curata da Stefano Zuffi, la mostra è promossa da Comune di Milano, Intesa Sanpaolo – partner istituzionale -  con il sostegno di Rinascente. L’iniziativa è coordinata da Palazzo Reale e realizzata insieme alla Città di Ancona - Pinacoteca Civica "Francesco Podesti" in collaborazione con le Gallerie d’Italia di Piazza Scala e organizzata con Civita.

L’ingresso alla Sala Alessi sarà libero e possibile tutti i giorni dal 5 dicembre al 14 gennaio2018. I visitatori saranno ammessi in mostra in gruppi e accolti da storici dell’arte, coordinati da Civita, che faranno da guida nel percorso espositivo. 



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